_BAIA DI IERANTO
variante breve:
descrizione
Dalla piazzetta di Nerano si imbocca la via asfaltata che, in discesa, conduce a Marina del Cantone, ma quasi subito ad un bivio, si prende a destra Via Ieranto (poco più avanti a terra mattonella maiolicata con l'indicazione del sentiero). Il nostro sentiero è contrassegnato con segni per lo più in vernice gialla e, nel primo tratto, corre lungo la tubazione dell'acqua.
Superate alcune sbarre in metallo ormai arrugginite (sempre aperte) si lasciano a destra le rampe segnalate con il segno convenzionale del CAI bianco/rosso (sentiero 300 per Punta Campanella) e si prosegue dritti.
Si ignora una prima deviazione in salita a destra e si superano in successione abbastanza rapida:
- sulla sinistra, una costruzione di colore rosa recante l'iscrizione SILENTIUM che si rivela essere l'ingresso del vialetto che conduce a Villa Rosa, dove Norman Douglas iniziò la stesura del libro LA TERRA DELLE SIRENE (del quale, peraltro, si consiglia la lettura);
- sulla destra, una costruzione in pietra ormai inutilizzata;
- sulla destra, uno sgrottamento con l'immagine della Madonna e il solito contorno di immagini e segni di devozione popolare.
Con qualche leggero saliscendi tra bellissimi panorami marini, ma non mancando di osservare, allo stesso tempo, le belle soprastanti pareti presso le quali si apre anche la grande "Grotta delle Noglie" (che verrà descritta nella variante lunga di questo itinerario), raggiungiamo il crinale di un luogo dal nome fortemente evocativo: Spirito.
Presso un bivio prendiamo la traccia che scende a sinistra. Su sentiero per lo più a fondo sassoso, con alcune rocce che presentano begli esemplari di rudiste e passando tra bei muretti a secco, raggiungiamo il cancello di ingresso ad un'abitazione sul lato sinistro e poco dopo un bivio con cartello segnaletico.
Seguiamo il sentiero a sinistra ancora in discesa fino a raggiungere presto l'ingresso della riserva del FAI (cartello) che aggiriamo sul lato sinistro con sentiero che costeggia il muro a secco dirigendoci verso la torre di Montalto.
Raggiungiamo un nuovo bivio con cartello e con veloce salita a sinistra raggiungiamo la torre di Montalto. L'ingresso sarebbe sul lato sud leggermente rialzato ma raggiungibile tramite una scala metallica tuttavia normalmente è chiuso (aperto nelle giornate FAI.)
Dalla torre di Montalto guardando a sud si vede poco distante il bel bastione della Mortella (m. 131) che però si sconsiglia di raggiungere (percorso non elementare che prevede dapprima calata su roccette e poi vegetazione estremamente intricata) e il cui panorama ricalca sostanzialmente quello visibile da altri punti della baia. Per chi volesse farsi un'idea della vista dalla cima della Mortella è disponibile un video a questo link.
Ci dirigiamo invece verso la sommità dello sperone più alto (Montalto, m. 144), in questo caso il sentiero non è segnato, ma la cima è vicina e con un po' di intuito e spirito di iniziativa la si guadagna facilmente, in ogni caso, si tenga presente che una buona traccia corre a meno di una decina di metri dal margine del bastione (quella più vicina al margine invece, sebbene facile, spesso risulta infestata da rovi.)
Raggiunta la panoramica cima dello sperone (scendiamo ancora senza sentiero ma per tracce abbastanza evidenti in direzione della sella tra questo e il successivo e ultimo dei tre pizzi di Ieranto; superiamo una zona con piante di fichi d'india e, in vista di alcuni muri a secco sul lato destro, ci teniamo a destra fino ad incontrare poco più in basso, alcuni rustici rurali che possiamo in parte visitare.
(Scendendo lungo le costruzioni e relative scalette di accesso è possibile raggiungere in basso il sentiero contrassegnato in vernice gialla che dall'incrocio con cartello che precede la salita alla torre di Montalto traversava l'ultimo pizzo.)
Dopo la visita, ritorniamo all'altezza del tetto della costruzione principale e lasciandocelo immediatamente a destra ci dirigiamo verso l'ultimo pizzo. Superiamo un cartello che consiglia di non proseguire oltre (in realtà non c'è alcun rischio), incontriamo un muretto a secco tenendolo sulla destra e raggiungiamo, presso la sella tra i due pizzi, l'incrocio con il sentiero segnato in giallo.
Di qui, per sentiero segnato (i segnali non sono sempre a vista, tuttavia il sentiero è elementare e intuitivo) si raggiunge la cima dell'ultimo pizzo (Penna, m. 138.)
Torniamo all'incrocio presso la sella e seguiamo il sentiero segnato di giallo che costeggia il muretto a secco che rimane a destra fino a superare, sempre a destra, presso un cartello della riserva, il sentierino di accesso alle case rurali già visitate.
Poco dopo, si incrocia un buon sentiero senza indicazioni in discesa a sinistra che, per uliveto, ci permette di raggiungere la costruzione rurale più grande di tutta la riserva FAI (tavolini).
Raggiuntala, imbocchiamo una gradinata in discesa a sinistra che, superato un limoneto tra "pagliarelle", tra bellissimi uliveti, con facile e veloce sentiero ci permette di raggiungere dapprima alcuni punti notevoli della riserva, segnalati anche da cartelli: resti di antiche calcare, vasche (presso le quali, ad un bivio, il sentiero si tiene a snistra) e quindi l'ingresso dell'ex stabilimento Italsider che si visita liberamente e del quale non si riporta la descrizione data la presenza di esaurienti cartelli informativi in loco.
Terminata la visita si riprende il sentiero a ritroso, ma quasi subito quando questo sale a destra con gradini, si prosegue a sinistra in piano lungo la staccionata oltrepassando un bivio a destra (cartello).
Superata un'altra calcara, in ottimo stato di conservazione e passando accanto ad alcuni resti di rovine romane (meglio visibili dalla spiaggia), si raggiunge con veloce sentiero in discesa la piccolissima spiaggetta dai begli scogli costellati di fossili di rudiste anche di grandi dimensioni.
Risalendo per lo stesso sentiero si raggiunge il bivio ignorato poc'anzi (cartello) e si sale a sinistra per sentiero che quasi subito prende l'aspetto di una lunga gradinata al cui termine della prima rampa è possibile visitare altri due edifici relativi allo stabilimento Italsider (deposito dei detonatori a sinistra, camera degli esplosivi a destra.)
A sinistra ci si può spingere, volendo, fino al panoramico promontorio del Capitello che si allunga poco più in la, sovrastando un uliveto e che divide in due più piccole baie la Baia di Ieranto.
Si riprende la ripida gradinata che con gradini via via più malmessi e con qualche sforzo conduce ad un incrocio di sentieri (cartello.)
Di qui a sinistra ci reimmettiamo sul sentiero di andata e senza ulteriori grossi sforzi torniamo velocemente al punto di partenza.
(da completare)
Superate alcune sbarre in metallo ormai arrugginite (sempre aperte) si lasciano a destra le rampe segnalate con il segno convenzionale del CAI bianco/rosso (sentiero 300 per Punta Campanella) e si prosegue dritti.
Si ignora una prima deviazione in salita a destra e si superano in successione abbastanza rapida:
- sulla sinistra, una costruzione di colore rosa recante l'iscrizione SILENTIUM che si rivela essere l'ingresso del vialetto che conduce a Villa Rosa, dove Norman Douglas iniziò la stesura del libro LA TERRA DELLE SIRENE (del quale, peraltro, si consiglia la lettura);
- sulla destra, una costruzione in pietra ormai inutilizzata;
- sulla destra, uno sgrottamento con l'immagine della Madonna e il solito contorno di immagini e segni di devozione popolare.
Con qualche leggero saliscendi tra bellissimi panorami marini, ma non mancando di osservare, allo stesso tempo, le belle soprastanti pareti presso le quali si apre anche la grande "Grotta delle Noglie" (che verrà descritta nella variante lunga di questo itinerario), raggiungiamo il crinale di un luogo dal nome fortemente evocativo: Spirito.
Presso un bivio prendiamo la traccia che scende a sinistra. Su sentiero per lo più a fondo sassoso, con alcune rocce che presentano begli esemplari di rudiste e passando tra bei muretti a secco, raggiungiamo il cancello di ingresso ad un'abitazione sul lato sinistro e poco dopo un bivio con cartello segnaletico.
Seguiamo il sentiero a sinistra ancora in discesa fino a raggiungere presto l'ingresso della riserva del FAI (cartello) che aggiriamo sul lato sinistro con sentiero che costeggia il muro a secco dirigendoci verso la torre di Montalto.
Raggiungiamo un nuovo bivio con cartello e con veloce salita a sinistra raggiungiamo la torre di Montalto. L'ingresso sarebbe sul lato sud leggermente rialzato ma raggiungibile tramite una scala metallica tuttavia normalmente è chiuso (aperto nelle giornate FAI.)
Dalla torre di Montalto guardando a sud si vede poco distante il bel bastione della Mortella (m. 131) che però si sconsiglia di raggiungere (percorso non elementare che prevede dapprima calata su roccette e poi vegetazione estremamente intricata) e il cui panorama ricalca sostanzialmente quello visibile da altri punti della baia. Per chi volesse farsi un'idea della vista dalla cima della Mortella è disponibile un video a questo link.
Ci dirigiamo invece verso la sommità dello sperone più alto (Montalto, m. 144), in questo caso il sentiero non è segnato, ma la cima è vicina e con un po' di intuito e spirito di iniziativa la si guadagna facilmente, in ogni caso, si tenga presente che una buona traccia corre a meno di una decina di metri dal margine del bastione (quella più vicina al margine invece, sebbene facile, spesso risulta infestata da rovi.)
Raggiunta la panoramica cima dello sperone (scendiamo ancora senza sentiero ma per tracce abbastanza evidenti in direzione della sella tra questo e il successivo e ultimo dei tre pizzi di Ieranto; superiamo una zona con piante di fichi d'india e, in vista di alcuni muri a secco sul lato destro, ci teniamo a destra fino ad incontrare poco più in basso, alcuni rustici rurali che possiamo in parte visitare.
(Scendendo lungo le costruzioni e relative scalette di accesso è possibile raggiungere in basso il sentiero contrassegnato in vernice gialla che dall'incrocio con cartello che precede la salita alla torre di Montalto traversava l'ultimo pizzo.)
Dopo la visita, ritorniamo all'altezza del tetto della costruzione principale e lasciandocelo immediatamente a destra ci dirigiamo verso l'ultimo pizzo. Superiamo un cartello che consiglia di non proseguire oltre (in realtà non c'è alcun rischio), incontriamo un muretto a secco tenendolo sulla destra e raggiungiamo, presso la sella tra i due pizzi, l'incrocio con il sentiero segnato in giallo.
Di qui, per sentiero segnato (i segnali non sono sempre a vista, tuttavia il sentiero è elementare e intuitivo) si raggiunge la cima dell'ultimo pizzo (Penna, m. 138.)
Torniamo all'incrocio presso la sella e seguiamo il sentiero segnato di giallo che costeggia il muretto a secco che rimane a destra fino a superare, sempre a destra, presso un cartello della riserva, il sentierino di accesso alle case rurali già visitate.
Poco dopo, si incrocia un buon sentiero senza indicazioni in discesa a sinistra che, per uliveto, ci permette di raggiungere la costruzione rurale più grande di tutta la riserva FAI (tavolini).
Raggiuntala, imbocchiamo una gradinata in discesa a sinistra che, superato un limoneto tra "pagliarelle", tra bellissimi uliveti, con facile e veloce sentiero ci permette di raggiungere dapprima alcuni punti notevoli della riserva, segnalati anche da cartelli: resti di antiche calcare, vasche (presso le quali, ad un bivio, il sentiero si tiene a snistra) e quindi l'ingresso dell'ex stabilimento Italsider che si visita liberamente e del quale non si riporta la descrizione data la presenza di esaurienti cartelli informativi in loco.
Terminata la visita si riprende il sentiero a ritroso, ma quasi subito quando questo sale a destra con gradini, si prosegue a sinistra in piano lungo la staccionata oltrepassando un bivio a destra (cartello).
Superata un'altra calcara, in ottimo stato di conservazione e passando accanto ad alcuni resti di rovine romane (meglio visibili dalla spiaggia), si raggiunge con veloce sentiero in discesa la piccolissima spiaggetta dai begli scogli costellati di fossili di rudiste anche di grandi dimensioni.
Risalendo per lo stesso sentiero si raggiunge il bivio ignorato poc'anzi (cartello) e si sale a sinistra per sentiero che quasi subito prende l'aspetto di una lunga gradinata al cui termine della prima rampa è possibile visitare altri due edifici relativi allo stabilimento Italsider (deposito dei detonatori a sinistra, camera degli esplosivi a destra.)
A sinistra ci si può spingere, volendo, fino al panoramico promontorio del Capitello che si allunga poco più in la, sovrastando un uliveto e che divide in due più piccole baie la Baia di Ieranto.
Si riprende la ripida gradinata che con gradini via via più malmessi e con qualche sforzo conduce ad un incrocio di sentieri (cartello.)
Di qui a sinistra ci reimmettiamo sul sentiero di andata e senza ulteriori grossi sforzi torniamo velocemente al punto di partenza.
(da completare)